Psicologo, Psicoterapeuta
A proposito della problematica del
doping, una piaga sociale che ogni anno fa vittime illustri come il ciclista
Armstrong o il marciatore azzurro Schwarzer.
Bene, innanzitutto facciamo una
distinzione sulle sostanze utilizzate. Per esempio gli anabolizzanti vengono
usati soprattutto nel body building. Per quanto riguarda invece il ciclismo, si
parla di emotrasfusione. Addirittura anche negli sport di concentrazione, come il
tiro con l’arco , sono stati scoperti casi di utilizzo di beta bloccanti.
Quindi sì, c’è una trasversalità di
sport colpiti purtroppo. Si tratta di farmaci, andrebbero usati solo sotto
prescrizione medica. Per Armstrong e Schwarzer invece il problema è soprattutto
mentale. Molti infatti investono tanto nello sport, forse troppo. Non viene più
vissuta come passione, ma la disciplina sportiva viene vissuta come voglia di
vincere, di essere riconosciuto. Poi subentrano altre cose, come gli sponsor, i
mass media, che non possono accettare un fallimento.
Devi essere sulla cresta dell’onda
,sempre. Mentalmente può accadere di cedere perché si è al limite.
Poi c’è un
altro fenomeno preoccupante, il doping tra ragazzi per questione di estetica.
Si va in palestra soprattutto per avere un bel fisico da mostrare. Più che
combattere questo fenomeno, si dovrebbe psico-educare con equipe mediche
composte da vari specialisti, coordinati magari da un ex dopato. Sarebbe una
forma di riscatto sociale, di riabilitazione anche per loro. Chi meglio di essi
può spiegare come non cadere in errore e come fronteggiare la pressione?
Utilizzando un approccio non colpevolizzante poi, si possono ottenere risultati
ancora migliori. La collaborazione in questi caso può fare molto.
Tutti gli Stati si propongono di
combattere il fenomeno doping, anche se con mezzi diversi. Ultimamente si parla
di passaporto biologico dell’atleta e questa potrebbe essere veramente una
soluzione ottimale, perché fa una storia del tracciamento ematico dell’atleta
stesso impedendogli di fatto di doparsi.
Si può addirittura prevenire il
doping lavorando proprio sulla persona. Per esempio proprio la triste vicenda
di Schwarzer ci insegna come, avendo solo motivazione estrinseche, fama gloria
e successo in primis, si arrivi a commettere errori. Il percorso di lavoro
inizia dal respiro, dalle sensazioni corporee che la persona, in questo caso
l’atleta, prova nell’andare incontro all’evento sportivo.
Nel qual caso la gara andasse male,
si lavora anche sulla sconfitta, perché c’è sempre da salvare qualcosa di positivo
anche quando le cose non vanno bene. Si spacchetta e si analizza il tutto
perché dalle sconfitte si può tornare più forti di prima. Io ho studiato un
approccio che mi piace chiamare ORA, acronimo che sta per
Obiettivi-Risorse-Autoefficacia. E’ un approccio psicoterapeutico tipico della
Gestalt, e si indaga sul qui ed ora della circostanza. In sostanza si lavora
ovviamente sul presente ma considerando anche il passato ed il futuro, anche
attraverso magari l’ipnosi. Con questo stratagemma tento di mandare il paziente
in quel preciso giorno, magari poco prima della gara e cerco di fargli rivivere
le emozioni ,le sensazioni che ha provato o proverà in quella circostanza. E’
un’esperienza multimodale ,multisensoriale. La persona si deve vedere lì in
quel momento ed in quel giorno.
A proposito di maratona molto spesso
si sente parlare del “problema del muro”. Che cos’è e come si può superare?
Si è vero. L’importante è prepararsi
a priori, svolgendo degli allenamenti adatti. Io per esempio do grande
importanza agli allenamenti in progressione, ovvero inizio piano e poi
incremento l’attività fino a finire l’allenamento al massimo delle mie forze.
Questo risulterà importante quando in gara arriveranno i momenti di scoraggiamento.
Durante la competizione è importante anche l’approccio meditativo. Quando ho la
crisi, il timore di non farcela, in poche parole il muro, cerco di rilassarmi e
riportare il respiro sotto controllo.
Poi inizio a mandare una serie di
input al cervello del tipo “Sono al trentesimo km, facciamone un altro e
vediamo come va.” E’ inutile pensare che ne mancano ancora dodici perchè si
rischia di andare nel panico. Oppure un altro approccio autoefficace positivo è
quello di immaginarsi una persona fidata che ti stimola e ti incoraggia a
raggiungere il traguardo. La preparazione fisica ovviamente rimane basilare, ma
la preparazione mentale ha assunto oramai una notevole importanza.
Matteo Simone
Psicologo, Psicoterapeuta
Roma - Piazza Ragusa 5 int. 20
(Stazione Tuscolana)
e-mail 21163@tiscali.it - cell. 380/4337230
e-mail 21163@tiscali.it - cell. 380/4337230
Nessun commento:
Posta un commento