Psicologo, Psicoterapeuta
L’ eritropoietina (EPO): l’ormone che ti cambia la vita
L’eritropoietina è un ormone che stimola
la produzione dei globuli rossi identificato intorno gli anni ‘60 inizio anni
’70, successivamente ottenuto artificialmente.
Ci sono alcuni sport estremamente
pesanti dal punto di vista fisico, come il ciclismo. Nel ciclismo specialmente
delle grandi competizioni a tappe, l’atleta è sottoposto ad un continuo,
importante sforzo fisico, conseguentemente anche un parziale e piccolo aumento
della concentrazione dei globuli rossi, tende a migliorare l’apporto di
ossigeno ai tessuti e quindi migliora in qualche maniera la prestazione.
Naturalmente i rischi e gli effetti collaterali importanti sono grandi.
Il sangue di un atleta che ha fatto uso
di eritropoietina sintetica è talmente denso che non riesce a scendere dalla
provetta quando la si capovolge. L’aumento della viscosità del sangue è dovuta
alla presenza in circolo di molti più elementi corpuscolari di quelli che ci
dovrebbero essere, con tutti i problemi correlati: infarto del miocardio,
trombosi, ictus, embolia polmonare, convulsioni. (1)
Per autoemotrasfusione (AET) (anche indicata con i termini: doping
ematico, emodoping, eritrocitemia indotta) si intende il prelievo di sangue da
un atleta e la successiva reinfusione nello stesso individuo di globuli rossi
(più raramente di sangue intero) al fine di aumentare la capacità del sangue di
trasportare ossigeno.
Per molto tempo è stata utilizzata la emotrasfusione omologa, cioè la
trasfusione di sangue compatibile con quello del soggetto ricevente, ma
proveniente da un altro individuo. Tale tecnica è stata abbandonata perché
dipendeva necessariamente dalla presenza di un donatore ed esponeva
maggiormente ai rischi infettivi e di incompatibilità legati alla trasfusione.
Gli sport nei quali è stata prevalentemente usata o sperimentata l’AET sono
quelli di fondo, a prescindere dalla specialità (sci, maratona, ciclismo)
essendo attività fisiche la cui pratica è resa possibile grazie a fonti energetiche
di tipo ossidativo, che utilizzano, cioè, l’ossigeno del sangue.
La necessità di ridurre al minimo le complicanze legate alla trasfusione
di sangue e il notevole sviluppo delle tecniche di biologia molecolare e di
ingegneria genetica hanno reso disponibile l’eritropoietina, un fattore di
crescita di origine renale che regola la produzione dei globuli rossi.
L’effetto collaterale più importante delle trasfusioni di sangue è il
rischio di infezioni, che è stato ridotto dalla sostituzione della trasfusione
omologa con l’AET ed eventualmente dall’uso dell’eritropoietina.
Eritropoietina ricombinante. In seguito all’isolamento e alla
purificazione dell’eritropietina da urine umane nel 1977, è stato possibile
negli anni Ottanta identificare il gene da cui dipende la sintesi di questo
ormone ed ottenerne il prodotto mediante tecniche di ingegneria (eritropoietina
ricombinante o epoietina).
E’ prudente non sottovalutare i pericoli potenziali di questo farmaco,
legati essenzialmente all’aumento dell’ematocrito e della viscosità del sangue:
ipertensione, insufficienza cardiaca, ictus cerebrale, infarto miocardico.
Secondo una indagine promossa nel 1988 dal CONI e dal Consiglio
Nazionale delle Ricerche, il 7% degli atleti italiani ricorrerrebbe a pratiche
di AET. Queste percentuali si raddoppiavano se il doping veniva considerato
come fatto occasionale.
Grande scalpore suscitò nel 1985 la rivelazione del Comitato Olimpico
Statunitense secondo cui 7 dei 24 membri della squadra olimpica ciclistica USA,
tra cui 4 premiati, avevano ricevuto trasfusioni di sangue per migliorare le
loro prestazioni nelle Olimpiadi di Los Angeles.
Condannato dalla Commissione Medica del Comitato Internazionale Olimpico
nel 1976, il ricorso alla AET è oggi ufficialmente vietato, insieme a quello
dell’eritropoietina (2).
A seguito di un controllo incrociato
sangue-urine a sorpresa, effettuato su 50 atleti alla vigilia dei campionati del
mondo di Edmonton 2001, tra i dieci casi sospetti – secondo la Iaaf – di ulteriori
accertamenti, quello del trentaseienne Roberto Barbi, è risultato l’unico caso
di positività ed il primo caso mondiale di EPO nell’atletica. In un intervista
apparsa sulla Gazzetta dello Sport il 28 agosto 2001, Leonardo Ricci, il suo
trainer, racconta di una conversazione in cui l’atleta ha confermato la sua
colpevolezza, puntando il dito su uno sconosciuto che gli avrebbe offerto delle
fiale durante il ritiro di St. Moriz (3).
Nel libro “Mondo doping” sono riportate
spontanee dichiarazioni che il 13 dicembre 2001 Barbi riportata ai Carabinieri
dei NAS: “Sono un atleta della maratona già appartenente alla Società Cover di
Verbania ed alla nazionale italina di atletica. Sono stato trovato positivo al
test epo ai controlli antidoping agli scorsi mondiali tenutisi nell’agosto 2001
in Canada ad Edmington. In relazione a tale positività mi è stata inflitta,
dalla Federazione Italiana di Atletica Leggera e dalla Federazione
Internazionale, una squallifica di 4 anni. Questo episodio ha cambiato la mia vita:
al di là dell’allontanamento dallo sport che amo mi ha profondamento colpito
anche per motivazioni di carattere morale: ho una bambina di nove anni che sta
iniziando ora l’attività atletica, voglio quindi contribuire a farla crescere
in un mondo sportivo pulito ed allo stesso tempo voglio riacquistare il più
possibile la credibilità ed il rispetto dell’opinione pubblica. Per questo ho
deciso di rivolgermi a qualcuno per raccontare il reale svolgimento dei fatti e
tutto quello che è a mia conoscenza sulla piaga del doping, con la speranza di
contribuire a migliorare le cose. Ho fatto uso di eritropoietina per migliorare
i miei risultati sin dal giugno 1998, prima della maratona di New York nella
quale mi qualificai 6°.” (4)
(1)
Commissione per la vigilanza ed
il controllo sul doping e per la tutela della salute nelle attività sportive,
2007.
(2)
Simone M., Doping. Il cancro
dello sport., Edizioni FerrariSinibaldi, Milano, 2014, pp.69-73.
(3)
Simone M., Psicologia dello sport
e dell'esercizio fisico. Dal benessere alla prestazione ottimale, Sogno Edizioni
, Genova, 2013 , p. 127.
(4)
Bardelli
R., Mondo doping. Angeli, demoni e furbetti nello sport, Bradipolibri Editore,
Torino, p. 280-281.
Matteo Simone
3804337230
- 21163@tiscali.it
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