Pubblicherò di seguito un articolo di www.atleticalive.it perchè credo che l'idea sia buona per iniziare a dare una scossa all'atletica italiana.
Una piccola-grande Rivoluzione dell’atletica italiana? Eccola…
Questa idea sono anni che la porto
avanti anche su altri blog seguiti da quattro gatti e un paio di
pantegane, e continuerò a portarla avanti anche su queste pagine .
Semplicemente perchè è vincente. Non ci sono tanti giri di parole da
fare.
L’idea di fondo è: il momento principe dell’atletica leggera, ovvero la gara, deve essere un momento di festa. E le feste che caratteristiche hanno? La gente, la folla… non il deserto degli spalti cui siamo abituati nel nostro sport.
Ora, è da qualche anno appunto che seguo
l’atletica americana, e gli avvenimenti più seguiti sono i “qualcosa”
Relays, tipo Drake Relays, Penn Relays… che sicuramente avrete tutti
sentito.
Ebbene la formula è di una semplicità
tale che continuo a chiedermi cosa costi importarla in Italia. Si
prendono atleti di tutte le categorie, di tutte le specialità, e li si
mette tutti insieme per 3/4 giorni. L’uovo di Colombo. Un’alternanza di
“pro”, giovani, meno giovani, forti, meno forti, scuole, college, High
School, Università… Ebbene i Penn Relays hanno fatto 50.000 presenze
nell’ultima giornata in cui si sono viste anche le staffette di USA (con
Gatlin e Dix) e Jamaicana (con Frater). Il successo è dato chiaramente
dal “nome” e dalla tradizione delle manifestazioni, ma anche dal fatto
che tanti atleti in pista significano tanti amici, parenti, tecnici,
dirigenti, compagni di scuola sugli spalti (oltre agli spettatori…
attirati da cotanto spettacolo di vitalità).
Ora, perchè non in Italia?
Perchè tutti i campionati italiani su pista di tutte le categorie (per
esempio) non vengono disputati in un’unica sede (si è sempre detto lo
Stadio Olimpico, con annesso stadio dei Marmi, o magari anche su qualche
riviera), in una manifestazione che duri 4 o 5 giorni, dove mattina,
pomeriggio e sera si disputino ogni tipo di gara? Si razionalizzano
risorse, spese per le società, spese per i giudici, spese complessive di
organizzazione trasformando molti eventi di per sè “poveri”, in un
evento ricco.
Il solo indotto di persone di una tale quantità di atleti colmerebbe molti vuoti sugli spalti. Gli sponsor… gli sponsor non sarebbero attirati da una tale kermesse? Con tutti gli spazi e i tempi da poter utilizzare… si potrebbe creare un evento
vero e proprio, da utilizzare in tutti i modi in cui il merchandising
potrebbe sfruttare. Insomma, l’idea è già in rete da tempo. Potremmo
anche studiarla, metterla a punto… lo fanno negli States da anni. Nulla
di impossibile.
Il problema del momento è:
c’è la volontà di cambiare l’atletica “di tutti” (e non solo quella di
vertice) anche sotto questo mandato? I messaggi che sono arrivati sino
adesso sono troppo confusi. Non c’è azione fattiva più per indolenza che
per volontà. Per incapacità più che per dolo.
Noi le proposte continuiamo a farle e
vanno tutte nella stessa direzione: aprire l’atletica alla
partecipazione. Vuol dire anche frenare la fuga di atleti, che abbiamo
già dimostrato essere il vero problema, piuttosto che cercare con
insistenza proselitismo. Ma se continuiamo a “importare” atleti, per poi
fornirgli un prodotto del genere! E’ come un tubo traforato in cui far
entrare acqua e pensare che l’acqua non arrivi in fondo perchè ne entra
poca alla fonte… e continuamente sbattere la testa con il problema
dell’acqua alla fonte, e non far assolutamente nulla per l’acqua che c’è
dentro il tubo…
Tutto ciò vuol dire, almeno in parte
(non risolve certo il problema generale) anche consentire campionati
nazionali più permissivi, con più posti per gli atleti (quindi non più
il sistema dei minimi, ma delle graduatorie nazionali: i primi “tot”
vanno agli italiani, senza dover rincorrere minimi in località
improbabili). Qualcuno sa spiegare perchè i campionati italiani debbano
essere un affare per pochi da risolvere in 3 mezze giornate? Perchè la
Fidal non voglia mai metterci mano?
Potremmo star qui a ipotizzare mille
cose su come iniettare entusiasmo a questa atletica. Invece, l’unica
vera “rivoluzione” che interesserà tutto il mondo dell’atletica su pista
per il 2014 (ovvero che interesserà gli atleti, cioè chi conta, il fine
ultimo…), è l’introduzione del minimo “B” da
ottenere ai campionati Regionali per poter partecipare agli assoluti,
che, consentitemi il francesismo, è una “cazzata” gigantesca. Un bosone
nell’universo.
Sa di contentino gattopardesco: si
cambia per non cambiare. Ma tutte le commissioni create e non più
convocate? La trasparenza sugli atti paventata? L’aria nuova? Oh, se ci
siete battete un colpo! Ci sono 180.000 tesserati che con il giocattolo
che vi siete presi vorrebbero divertirsi un pò anche loro.
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